mercoledì 2 marzo 2011

UNA VACANZA AI CONFINI (NORD) DEL MONDO

Arrivare a 1.231 chilometri dal Polo Nord non è impresa da poco e, anche se serviti e riveriti su una lussuosissima nave, sarebbe meglio dotarsi di quel pizzico di coraggio in più che in certe occasioni può sempre tornare utile! Perché? Innanzitutto per il freddo. Sebbene quella di potersi dileguare dalla canicola estiva sembri una vera e propria manna dal cielo, al ritorno l’afa assumerà un significato più che positivo! E in secondo luogo per l’essenza principalmente remota (non solo a livello geografico) di alcune di queste mete perciò straordinarie. Quella verso Capo Nord e le Svalbard è una crociera che supera l’accezione dei termini “viaggio” e “vacanza” per avvicinarsi a qualcosa di molto più simile ad un’ “esperienza” di vita e quasi ad un’ “avventura comoda”, oserei dire. Non che si parta con gli scarponi chiodati e la tenda in spalla, intendiamoci, ma sono pur sempre luoghi in cui difficilmente si torna una seconda volta e il cui fascino lo si può cogliere soltanto raggiungendoli dal mare. Il periodo ideale per la partenza? Da fine maggio a metà luglio, quando le temperature lassù oscillano tra gli uno e i sei gradi e il sole non va affatto dormire. E allora pronti, partenza via!La nave salpa dal porto di Amsterdam.
Una giornata di navigazione per approdare a Bergen, la seconda città della Norvegia dopo Oslo. Piccola ma piena di storia, Bergen fu fondata nel XI secolo dal re Olav Kyrre; capitale norvegese fino al XIII secolo, la città fu letteralmente conquistata dall’allora potentissima Lega Anseatica di Lubecca ed il quartiere di Bryggen fu trasformato in un “ghetto” germanico; i tedeschi dominarono per quattrocento anni prima di essere sostituiti dai danesi, ma il prestigio che la città si era guadagnato come parte della Lega Anseatica ebbe una lunga eco. L’aria che si respira in questa città ha un qualcosa di assolutamente appagante; un senso di serenità pervade il viaggiatore che, tra le casupole di legno dal tetto a punta un po’ sbilenche, il sole tiepido, il mercato del pesce (strapieno di italiani!) e le panoramiche vista mare a 360°, è come assorto in una dimensione fantastica. In serata si salpa alla volta di Hellesylt e il mattino dopo chi vuole può scendere e prendere parte ad una delle escursioni più belle della sua vita: quella tra le montagne di Flo! 10 km a piedi a 550 metri sul livello del mare lungo sentieri che si inerpicano e serpeggiano su e giù tra le montagne per evitare gli ostacoli naturali formati da rocce e fiumi... e se ai più questa stradina che va da Vollset a Flo (curioso caso di omonimia col paese natale di Tore André Flo, giocatore de MK Dons) più sembrare un percorso arduo oggi, basti pensare che per tutto il medioevo essa è stata una delle vie principali attraverso le quali si svolgeva il commercio tra Sunnmøre, il Nordfjord e le regioni orientali, tra le comunità costiere e quelle dell’entroterra; qui le merci venivano addirittura trasportate in spalla o a cavallo poiché le condizioni atmosferiche rendevano le piste quasi sempre al limite dell’impraticabilità ed era impensabile fare affidamento su mezzi di trasporto alternativi. Faticoso o meno il percorso offre degli scorci a dir poco straordinari, come quello dei monti Skåla e Lofjellet che si specchiano sul lago Strynsvatnet e le numerosissime “seter” (fattorie estive).
Ci si imbarca a Geiranger. E quando la nave parte attraversando i fiordi lo scenario che ci si presenta davanti è decisamente impressionante: il sole all’orizzonte è alto e caldo, l’acqua sotto di noi di un verde cristallino e sui lati le montagne, dalle quali scendono le bellissime cascate de “le Sette Sorelle”, “il Pretendente” e “il Velo della Sposa”. Un paio di giorni di navigazione per raggiungere Honningsvag e quindi Capo Nord. Vera e propria mecca per centauri e camperisti, Nordkapp è un piccolo promontorio sull’isola di Mageroy (circa un’ora di autobus da Honningsvag); con i suoi 71°10’21” di latitudine Capo Nord rappresenta il punto più a nord dell’Europa continentale… e da qui il Polo e decisamente vicino! Fu un capitano inglese di nome Richard Chancellor che, nel 1553, alla ricerca di un nuovo passaggio per la Cina, scoprì e battezzò Capo Nord. In realtà, la sua casualità fu più fortunata del fallimento geografico perché, pur senza trovare una via per la Cina, inaugurò un commercio notevole con la costa russa di Mourmank che lo rese ricchissimo. A partire dal 1875 Nordkapp divenne meta di crociere, la prima delle quali fu organizzata dall’Agenzia inglese Cook. Caratterizzato da un vento “particolarmente” freddo, a Capo Nord non c’è altro che un padiglione di recente costruzione (1988), negozi, caffetterie e delle installazioni d’arte moderna di cui è celebre il “globo” in ferro ritratto in tutte le cartoline. Nonostante questo l’atmosfera è magica e la vista dalle terrazze lascia letteralmente senza fiato. All’orizzonte solo oceano. È l’Oceano Artico (Nordkapp ne è 307 mt sopra). E mentre l’aria gelida ti scalfisce il viso, nella mente un solo pensiero, lo stupore in una sola parola: «Mammamia!».
Si procede in mare aperto tutto il giorno seguente, finalmente diretti alla meta ultima di questo nostro viaggio: Spitzbergen, un arcipelago dell’Oceano Artico a cui appartengono Longyerbyen, Ny-?lesund e Magdalenenfyord. Il primo a visitare queste isole e a darne una descrizione geografica dettagliata fu l’esploratore olandese Willem Barentz nel 1596; fu proprio lui ad attribuirgli il nome di Spitzbergen, a causa delle punte aguzze delle loro numerose montagne; nel 1925 le Spitzbergen diventarono Svalbard sotto l’influenza norvegese - e infatti nella lingua arcaica Svalbard sta per “paese delle coste fredde” – e Spitzberegen è oggi il nome dell’isola più grande dell’arcipelago, la più rappresentativa dal punto di vista geografico e turistico. La città di Longyerbyen è il centro amministrativo delle isole. È qui che vive il “Sysselmann” (Governatore), ed è sempre qui che si trova la sede della compagnia mineraria Store Norske Spitzbergen Kulkumpani. Longyerbyen è anche la città più popolata dell’arcipelago: quasi duemila abitanti! Sulla riva meridionale del Kongsfjord si trova invece Ny-?lesund, una minuscola cittadina mineraria la cui attività fu interrotta nel 1962 a causa di gravi incidenti che costarono la vita a numerosi operai. Oggi centro internazionale per la ricerca e il monitoraggio ambientale in Artico, Ny-?lesund è stato teatro delle spedizioni più celebri. Nel 1925 una di queste ha visto protagonista Roald Amundsen intenzionato a raggiungere il Polo Nord in idrovolante. L’anno dopo Amundsen, l’italiano Umberto Nobile e l’americano Ellsworth partirono da Ny-?lesund a bordo del dirigibile “Nord” diretti sempre verso il Polo. Nel 1928, poi, Ny-?lesund fu il punto di partenza della fatale spedizione di Nobile e dell’aeromobile “Italia”; sono ancora lì il palo d’ancoraggio e il capannone dell’ “Italia”. A nord di Ny-?lesund  si trova il Magdalenenfyord, un luogo impervio e solitario, circondato da meravigliosi ghiacciai e abitato dagli orsi polari. Sono solo 35.000 i croceristi arrivati fin qua sù, i pochi eletti che hanno potuto calpestare il suolo di questi territori incontaminati, remoti, diversi. Una vacanza – avventura agli antipodi del normale. 

L'INCOGNITA FEMMINILE

Cari maschietti, se vi siete sempre chiesti cosa passa nella mente della vostra partner proprio “in quei momenti” date una scorsa a questo articolo!
Donne universo sconosciuto. Mica tanto. L’equazione del resto non è poi così difficile: piacere femminile = sentimenti e sesso estremo. Sul primo punto non ci sono dubbi perché per le donne, si sa, fare sesso è soprattutto una questione di “testa” (una sola testa, quella che sta sul collo!); mentre per quanto riguarda il sesso estremo c’è una cosa che forse in molti non sanno: ALLE DONNE PIACE IL DOLORE. Certo non a tutte… ma alla maggior parte sì! Sarà un vecchio retaggio culturale, un’assuefazione alla sofferenza fisica e psicologica, uno spingersi fino all’azzardo che, decontestualizzato e posto tra le lenzuola, rompe la monotonia, supera i tabù, esplora il “lato oscuro” del sesso. Insomma fa sentire forti tanto quanto gli uomini. Il risultato è eccitazione pura, amplificata all’ennesima potenza!
È quanto emerso da uno studio di sessuologia medica sugli aspetti normali e patologici dell’orgasmo femminile esplorati in un convegno dell’Associazione Italiana di Sessuologia e Psicologia Applicata (AISPA) dello scorso anno in cui è emerso che BDSM (Bondage, Disciplina, Dominazione, Sottomissione, Schiavitù, Sadismo e Masochismo) e Kinky Sex (sesso capriccioso, appunto) «non sono perversioni ma esplorazioni sensoriali e giochi di ruolo che predispongono a orizzonti più ampi del piacere (e del dolore) carnale… Una lezione dall’estremo? Essere sculacciate sulle natiche al momento dell’orgasmo è, consensualmente, un amplificatore del godimento. Solletico e sollecitazione delle zone erogene con piume e spazzole morbide aumenta il desiderio. Indossare lingerie sexy eccita le donne addirittura prima dei loro partner…» ha spiegato il Dott. Alberto Caputo, psichiatra e sessuologo dell’AISPA.
Dunque in guerra, amore e in nome del piacere è davvero tutto concesso?

IL GUSTO DELLA VISTA

È cucina - mania. Clerici e Parodi docet: se la crisi impazza ci si consola con il cibo. Al bando, dunque, i tradizionali siti porno. Donne e uomini ignudi non fanno più gola… molto meglio sbavare – letteralmente – su immagini di cibarie succulente: è la “pornografia culinaria”. Non è illegale e non fa diventar ciechi!


“Nessun amore è più sincero dell'amore per il cibo” (George Bernard Shaw, scrittore e Nobel per la letteratura nel 1925). E pare che lo abbiano proprio capito in molti dal momento che una delle ultime, bizzarre, tendenze a spopolare in rete sembra essere quella della contemplazione in chiave eccitativa di immagini culinarie. Si chiama “food porn” - nasce in Giappone, trionfa negli States - e «non ha nulla a che fare con il sesso», tuonano i bloggers – seguaci – golosoni, dall’alto dei loro siti, in cui trascorrono nottate intere a scambiarsi foto di cibi elaborati, dalla mise en plat a dir poco spettacolare. Nessuna donna nuda, seni, fondoschiena ma solo cosce di pollo grondanti di salse, profiteroles avvolti da cascate di cioccolato, insalate multicolore… prelibatezze che solo a pensarle fanno venire l’acquolina in bocca! E basta. Perché regola fondamentale di ogni food pornographer che si rispetti è “guardare e non toccare”, altrimenti che sublimazione sarebbe?
In tutto ciò di pornografico c’è soltanto il gusto voyeuristico suscitato dal cibo il quale possiede, di per sé, un forte simbolismo sessuale (si pensi allo sgocciolamento di certe creme o salse e alla forma fallica di determinati alimenti) che viene accentuato dalla sua presentazione ed esasperato in questo genere di fotografie sensualmente evocative. Tali da creare una vera e propria dipendenza in chi le guarda. Di fatto i food pornographer, esattamente come qualsiasi altra categoria di pornografi, sono ossessivi. Si suddividono in appassionati del genere classico, hardcore, amatoriale, e fortunatamente per loro, reperire immagini di prelibatezze cucinate ad arte non è né illegale, né particolarmente complicato: si possono tranquillamente cliccare siti come www.foodporndaily.com o www.tastespotting.com, sfogliare dei semplici libri di cucina, oppure digitare “food porn” nella ricerca gruppi di facebook per trovarne circa 400, molti dei quali di matrice spiccatamente sessuale. E sì! Perché va bene tutto, ma anche se rapportato in maniera casta alle cibarie, il piacere è sempre piacere. Lo spiega il professor Alessandro Meluzzi, psichiatra: «bèh, senza attardarci nell’analisi freudiana della fase orale, della fase anale e della fase genitale, è fuori di dubbio che i meccanismi della pulsionalità si basano sul legame orale tra il riflesso di suzione dell’allattamento e le esperienze precoci di nutrizione, per cui l’apparato pulsionale sensoriale dell’umano è ”incagliato” sul tema del rapporto con il cibo. E di fatto gli alimenti rappresentano una delle principali forme di attivazione delle emozioni umane, dal momento che tutto ciò che è cibo è anche immagine visiva, olfattiva, tattile: l’arte della cucina chiama in causa la sensorialità a 360° e non stupisce che il cibo possa diventare non soltanto afrodisiaco, erotizzante, pulsionalmente significativo, ma anche uno degli emblemi dell’eros. Per quanto riguarda invece l’ossessività della maggior parte dei food pornographer la spiegazione va ricercata nella ritualizzazione: quando l’oggetto prevale sul soggetto e quando c’è una reificazione dell’oggetto, quest’ultimo diventa ossessione, idolo, feticcio appunto. In un rapporto normale la pulsione e la sensualità dovrebbe essere costruita come chiave della relazione intersoggettiva, ma se invece dell’intersoggettività (il rapporto tra due esseri animati) c’è l’erotizzazione di un oggetto inanimato, in questo caso il cibo, il legame ha  qualcosa di patologico e disumanizzante».
Da qui a fare del nyotaimori (body sushi, la cosiddetta “donna piatto”) e del playtime platters (body sushi in versione maschile), le altre due mode del momento, il passo è davvero breve e la spiegazione più che ovvia… ma questa è tutta un’altra storia!